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Il primo blog di Laura Bogliolo. Le origini di GiornalariSiNasce...






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domenica, aprile 13, 2003
 

Quegli occhi tristi

Ho conosciuto un ragazzo. Diciannove anni. Capelli lunghi e neri. Jeans sporchi e calati. Scarponi anonimi marroni. Maglietta grigia e sciarpa bucata.
Ci hanno presentati. Ho allungato la mano per dirgli ''ciao''. Dimenticando che dodici anni fa, quando conoscevo qualcuno, tenevo le mani nelle tasche cercando un po' di sicurezza. Salutavo
con un cenno, tirando su la testa per accompagnare un ''cià''.
Lui mi ha dato comunque la mano. Senza stringere. Mi ha messo la sua mano nella mia. In un nano secondo mi sono ripresa e ho frenato la stretta che a trent'anni è il tuo biglietto da visita. Il tuo grido armato per mettere subito le cose in chiaro:''Ao...non mi fregare, che tengo gli occhi aperti''.
Niente di grave: conosco Uomini di potere, 20 milioni di stipendio, che ti danno uno straccio al posto della mano.
Mi avevano detto che quel ragazzo ''ha seri problemi...lo psichiatra dice che...''.
Mi sono presentata, ho sorriso e l'ho guardato in faccia. Una faccia, la sua, con due occhi che non hanno mai smesso di cercare il mio viso.E io mi sono persa in quegli occhi. Occhi tristissimi. Nerissimi e tristissimi. Enormi occhi neri e tristi. E allora ho riconosciuto quello sguardo. Immenso. Chiaro. Senza segreti. Che ti raccontano quell'attimo: quando ti esplode dentro una tristezza infinita. E non sai perché. Sai solo che fai fatica a restare con le palpebre alzate. Pesano. Ti senti un mantello di piombo addosso. Non riesci a muoverti. E tutto diventa faticoso. E quel botto dell'anima te lo ricorderai per tutta la vita.
Lo psichiatra dice che quel ragazzo è ''psxxxx..''..e poi ''psyyyyy..''. Gli ha dato delle medicine. L'ha pure ricoverato per un po'.
Ma io ho visto solo quegli occhi tristi. E nessun termine medico puo' dirti perché. Nessuna medicina puo' aiutarti.
Ci sono anime nate senza coperta che prima o poi devono fare i conti con quello che c'è là fuori. Meglio imparare la ''matematica'' a 19 anni che a 30 o a 40.
Ci siamo messi a parlare di musica. Suona la chitarra che è la sua passione. Gli ho detto che anche io suonavo la chitarra. Gli ho chiesto di togliere
la Fender dal fodero.
''E' nera?'', ho chiesto. Lui ha fatto la faccia sorpesa e ha detto ''sì'', mentre con delicatezza la tirava fuori dal fodero.
L'ha imbracciata. Strimpellata. Con l'anima a posto. Lui, la chitarra e la sua musica.



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