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venerdì, gennaio 17, 2003
 

IRAQ: TROVATE ARMI CHIMICHE


Bagdad: non sono vietate, perché non ci sono agenti chimici. Onu: non si tratta delle pistole fumanti, ma l'Iraq ha mentito.
Il dopo Saddam: l'Arabia Saudita prepara un colpo di Stato. Il Raìs cerca esilio.
Usa: guerra a colpi di spot.
I costi della guerra



Gli ispettori Onu hanno trovato 11 testate chimiche vuote in un deposito militare iracheno. Secondo gli ispettori le ''ogive'' sono in perfette condizioni. Per Bagdad non si tratta di armi vietate, perché sono in disuso e non contengono agenti chimici. Blix ha sostenuto che l'Iraq non collabora abbastanza. Bush dalla Casa Bianca ripete che ''il tempo sta per scadere''.
Usa: non è la prova schiacciante
Gli Stati Uniti non parlano di ''pistola fumante'', ossia la prova schiacciante
dell'esistenza di armi di distruzione di massa. Quelle ogive lo sarebbero -osservano al Pentagono- se non fossero vuote. Ma non sono state denunciate dall'Iraq nel rapporto di 12.000 pagine consegnato a fine anno.

IL DOPO SADDAM

L'Arabia Saudita e altri Stati arabi stanno cercando di orchestrare un colpo di stato per estromettere Saddam Hussein e arrivare a una conclusione alla crisi irachena preferibile a un guerra sferrata dagli Usa. Lo riporta il settimanale Time.
Il governo iracheno sta cercando di ottenere garanzie che consentano al presidente Saddam Hussein e ad altri alti dirigenti iracheni di andare in esilio, mettendo così fine all'attuale tensione, afferma il settimanale tedesco Der Spiegel.

GUERRA A COLPI DI SPOT
Usa: pacifisti contro interventisti

Negli Usa parte oggi la campagna pubblicitaria contro la guerra in Iraq. Lo spot riprende una pubblicità intitolata Margherita realizzato nel '64 per la campagna per Lyndon Johnson contro il repubblicano Barry Goldwater: una bambina in un campo di margherite che stacca uno per uno i petali di un fiore. Lo speaker fa il conto alla rovescia per l'esplosione di una bomba atomica, raffigurata con una grande nuvola a forma di fungo. Margherita II, lo spot contro la guerra in Iraq, realizzato dal gruppo di attivisti online MoveOn.Org, inizia con la bambina nel campo e finisce con l'esplosione nucleare. In mezzo, lo speaker dice: «Guerra contro l'Iraq. Forse finirà presto. Forse no. Forse si allargherà. Forse gli estremisti prenderanno il controllo dei paesi nuclearizzati». Il filmato conclude con le parole: «Lasciamo il tempo perchè le ispezioni possono funzionare».

Contemporaneamente aumentano le pubblicità dove rullano i tamburi di guerra. Il settore difesa della Boeing ha comprato pagine intere dei maggiori quotidiani, per stamparci la foto di un soldato che tiene l'occhio nel mirino di un'arma e l'orecchio agli apparati di comunicazione satellitari. «Nessun combattente è solo», spiega la pubblicità, perchè «condivide la conoscenza di milioni di persone».
Lo U.S. Army, l'Esercito americano, a sua volta ha rilanciato la campagna di reclutamento all'insegna del motto «tu sei un esercito di una sola persona».

Gli spot dell'amicizia con i musulmani
Il Dipartimento di Stato ha realizzato una serie di spot chiamati 'Shared Values' (valori condivisi) per risollevare l'immagine degli Usa nei paesi arabi. Gli spot si stanno trasmettendo attualmente in Africa e Asia centrale e meridionale. Secondo il Wall Street Journal, però, nelle ultime settimane sarebbero arrivati i 'nò dell'Egitto, del Libano e della Giordania, seguiti da problemi in vari altri paesi.

I COSTI DELLA GUERRA

Per il 2003 il Pentagono ha già chiesto un budget di 396 miliardi di dollari, pari a sei volte quello delle forze armate della Russia e a 26 volte quelli di tutte le nazioni definite nemiche sommate insieme (Cuba, Iran, Iraq, Libia, Corea del Nord, Sudan e Siria). Buona parte del budget finisce ai maggiori fornitori del Pentagono, che sono anche i protagonisti delle campagne tv di questi giorni. Nell'anno fiscale 2001, Lockheed Martin ha ricevuto appalti militari per 14,7 miliardi di dollari, seguita da Boeing (13,3), Newport News Shipbuilindg (5,9), Raytheon (5, 6) e Northrop Grumman (5,2).

 


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