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martedì, settembre 10, 2002
 
Safiya a Roma:’’La battaglia non è finita. Adesso salviamo Amina’’. Intervista alla donna nigeriana scampata alla condanna a morte per lapidazione
di Laura Bogliolo

Safiya mostra l'attestato della cittadinanza onoraria di RomaEmozionata, spaesata e teneramente avvinghiata alla propria piccola di nome Adama. Così Safiya Husseini, finalmente libera, si è presentata a Roma. La città le ha conferito la cittadinanza onoraria ‘’in quanto simbolo di un impegno contro una condizione di subalternità della donna e per l' affermazione dei diritti umani nel mondo’’. Ci guarda negli occhi per pochi secondi, il tempo necessario per rispondere alle domande, avvolta in un mantello blu che le circonda la testa, magrissima e con il volto segnato dalla miseria e dalla sofferenza. La donna nigeriana, condannata alla lapidazione, per aver concepito una bambina fuori dal matrimonio, è stata prosciolta il 25 marzo. Ed è stato solo un errore di procedura a strappare Safiya all’orribile morte. Il presidente della Corte, Mohammed Tambari-Uthman ha liberato infatti dalla condanna la donna semplicemente perché il reato e' stato compiuto prima dell'entrata in vigore della la legge coranica. L’esecuzione sancita dalla legge islamica (sharia), in vigore in Nigeria in 12 Stati su 36 (quelli del nord del paese, ormai in aperto contrasto col governo centrale) prevede che l'adultera sia sepolta fino a lasciare in superficie solo la testa per essere poi uccisa a sassate.
Come si sente adesso, scampata alla lapidazione per aver concepito una bambina fuori dal matrimonio?
Finalmente libera. Avevo paura di venire a Roma, è la prima volta che lascio il mio paese. Ma sono qui perché la battaglia ancora non è finita. Un’altra donna si trova nelle mie condizioni e deve essere fatto qualcosa anche per lei.
Ha mai pensato di non potercela fare?
Ovviamente sì, avevo molta paura, ma ho resistito, l’ho fatto per mia figlia Adama. E poi pregavo. Ma devo ringraziare tutte le persone che hanno lottato per me.
Cosa pensa del suo paese e della sharia, la legge islamica instaurata a Sokoto?
Io ero innocente. La legge islamica è la legge del mio paese, stabilisce le regole, ma io ero innocente.
Qual è il suo messaggio all’Italia?
Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato. Sono rimasta stupita, nessuno mi conosceva, eppure hanno combattuto per me. Ma la battaglia non è finita. Dobbiamo salvare Amina. Pregherò per lei e spero che siano tutti disposti ad aiutarla come hanno fatto con me.

La battaglia quindi non si ferma. Il 22 marzo scorso Amina Lawal, 30 anni, divorziata, ha avuto un terzo figlio da un uomo del suo villaggio, che aveva promesso di sposarla. Amina è stata condannata a morte per lapidazione dalla corte islamica di Bakori, nello stato di Katsina. L'accusa è sempre la stessa: aver avuto un bambino al di fuori del matrimonio. A rendere più difficile l’assoluzione di Amina lo scontro tra la corte federale del paese e gli islamici del Nord che considerano l’applicazione della sharia, dichiarata incostituzionale dal governo nigeriano, come una sfida al potere centrale. Il presidente cristiano Obasanjo, Obasanjo, cristiano del sud e di etnia yoruba, non vuole intervenire per non rischiare la guerra civile tra i mussulmani del nord ed i cattolici ed animisti del sud.


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