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martedì, settembre 17, 2002
 
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1984-2002, STESSA PIAZZA, TANTE EMOZIONI
Due che megachippano.... Roberto e Teresa13 Giugno 1984, Piazza S.Giovanni, Roma./ 14 settembre 2002,Piazza S.Giovanni , Roma.
"...Una folla immensa riempie Piazza San Giovanni per accompagnare Enrico Berlinguer nel suo ultimo solenne viaggio. Il leader del PCI muore a Padova, il 10 di giugno, durante un comizio, in seguito ad emorragia cerebrale. Il corteo si snoda dalla sede del partito, in via delle Botteghe Oscure, fino alla piazza della Basilica lateranense, attraversando piazza Venezia e via dei Fori Imperiali. Ai solenni funerali di Stato sono presenti ministri, parlamentari e il capo dello Stato, Sandro Pertini. Ma è la folla la vera protagonista di questo cerimonia, un mare di gente di ogni età e condizione, venuta con ogni mezzo per piangere e dimostrare, nella composta fermezza del suo dolore, il legame umano e fraterno che l'univa al compagno scomparso..." Erano diciotto anni che non tornavo in questa piazza. Troppo duro il ricordo, troppe emozioni di quel giugno del 1984. A Milano, 25 aprile, nel 1994, nel 1995 per il cinquantenario della Liberazione,in altre piazza d'Italia. Ma mai più in quella piazza. Il viaggio è tranquillo, traffico scorrevole, come recita Isoradio, dalla Toscana, litoranea, il mare, giornata di sole, nelle aree di servizio alcuni pullman. Civitavecchia, ancora mare, un gruppo di vele, bianche contro l'azzuro del cielo e il blu del mare. Roma, scendiamo in via Magna Grecia, il cuore mi fa male, entriamo da piazzale Appio, passo gli archi sono le 11 di mattina. Guardo in avanti, poi sulla destra vediamo , i primi colori, palloncini bianchi, associazioni, il punto di Emergency, salutiamo amici, ci fermiamo. Io non guardo la facciata della chiesa, cerco di non farlo.
Poi vinco il ricordo, il dolore, lo sguardo sulla piazza, il palco , bandiere, palloni colorati, persone. Persone di tutte le età, bambini, tanti bambini. Non c'è musica assordante, si sentono voci, le voci delle persone. Andiamo su, verso la scala santa, dove abbiamo il punto di Megachip. Iniziamo a gonfiare i palloni arancione, con la vignetta di Vauro, le nostre magliette, e la piazza inizia a riempirsi, lentamente ma semrpe di più. Donne, uomini e bambini. Dialetti, voci, sguardi , sorrisi. Cartelli, ironia, ma rabbia, anziani che firmano la moratoria sulla pena di morte, accanto a noi il punto di Rifondazione e il piccolo palco di Sciuscià, un tazebao di foglietti colorati con i messaggi delle persone che si fermano, strette di mano, abbracci da chi si ritrova, dopo anni. Un bambino piange, per il caldo, forse per il lungo viaggio, viene da Cosenza , insieme a mamma e papà, gli regaliamo un pallone, gigante, sorride, gioca, è sereno adesso. Il tempo scorre, dal palco la voce che legge l'appello e le firme, ma sappiamo che tutti lo abbiamo firmato, che siamo qui anche per chi non ha potuto venire, ma è qui accanto a tutti noi. Le 15, dal palco Nanni inizia a parlare, la piazza è piena, le bandiere sventolano. Applausi, lanciamo i palloni sulle persone, le braccia si alzano, li spingono , alti, ricadono e altre mani li toccano, li portano verso il paco, piccoli lampi arancione in un mare di folla, di mani, di occhi.
Gino Strada, un lungo applauso. Parole che entrano nel cuore, nuovo dolore, mani che si stringono, applausi , no alla guerra.
Musica, interventi, misurati, mai urlati, passione , un elicottero sorvola, nessun coro violento, è una piazza composta, unita, forte.
Vittorio Foa, la voce che scuote, i ricordi, e sentimenti. Donne sul palco, più forti di quelle maschili, bellissime. Fiorella Mannoia e Francesco de Gregori, la piazza canta, l'emozione sale. La storia siamo noi, nessuno si sente offeso;siamo noi questo prato di foglie sotto il cielo. La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senteescluso. La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio, questo silenzio così duro da masticare. E poi ti dicono: "Tutti sono uguali,
tutti rubano alla stessa maniera" ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera;
Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone la storia entra dentro le stanze, le brucia, la storia dà torto e dà ragione. La storia siamo noi siamo noi che scriviamo le lettere siamo noi che abbiamo tutto da vincere o tutto da perdere. E poi la gente (perché è la gente che fa la storia) quando si tratta di scegliere e di andare te la ritrovi tutta con gli occhi aperti che sanno benissimo cosa fare: quelli che hanno letto un milione di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare; ed è per questo che la storia dà i brividi, perché nessuno la può fermare. La storia siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi, bella ciao, che partiamo la storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano, la storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano. Ancora Francesco, mentre la sera è calata su Roma.Le persone camminano, tornano a casa, ma nel cuore e negli occhi questa giornata, questo cielo, questa piazza. Una donna spinge un passeggino, con un bambino addormentato, un uomo al suo fianco un braccio sulla spalla, i lampioni riflettono la luce arancione sulla piazza, sui volti, stanchi ma sereni. Il traffico di Roma riprende il suo ritmo. Le macchine puliscono la piazza, ma non cancellano le immagini, le voci, non cancellano questa piazza, chi era qui e chi non ha potuto esserci ma c'era, perchè qui c'era la piazza reale, la società vera, chi non ha abbassato la testa, chi non vuole abbassarla mai. Chi vuole difendere il diritto di tutti, non di alcuni. Smontiamo il piccolo stand, Giulietto ha firmato anche le magliette per ricordo, stretto mani, parlato con le persone. Una festa fra amici, colorata e bellissima. La voglia di essere insieme, uniti, qualsiasi bandiera, colore, ma per difendere questo paese, non i privilegi, ma i diritti. Io e Luca abbiamo smontato tutto, un ragazzo di Pozzuoli ci aiuta a portare a casa di Paola il materiale, studia a Roma, scienze della comunicazione, parliamo a lungo, mentre ormai la piazza si svuota.
Ci abbracciamo e salutiamo, Alex ha fatto le foto, va a casa a metterle online, io scendo verso piazzale Appio, un ragazzo biondo e uno di colore davanti a me si tengono per mano, si fermano e si baciano. La facciata della chiesa è illuminata, agli archi mi fermo, la guardo un'altra volta, la vedo com'era oggi, viva, piena di colori, voci, determinazion e voglia di cambiare e lottare di nuovo. Un palloncino bianco vola nel cielo, lo guardo, cammino verso via magna grecia...
Ciao Enrico..
"Le strade sono i nostri pennelli le piazze le nostre tavolozze"
Roberto - Gruppo Utopia coordinamento Nazionale e Toscano di Megachip
Visita gruppoutopia.net


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